8 settembre 2015 – Comunicato Stampa


La replica di Slow Medicine all’intervento di Massimiliano Boggetti  (presidente Assodiagnostici-Assobiomedica)

“Basta polveroni sull’appropriatezza”, pubblicato sul Sole 24 ore Sanità del 4 settembre scorso. Link all’articolo.

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The Syria Campaign

Segnalazione che pubblichiamo:

TO MEDICAL WORKERS AROUND THE WORLD:
The field hospital that I established and direct in Syria has been hit by bombing and airstrikes 17 times. As trusted members of the medical community we need you to take our plea to leaders around the world. Speak out and break the silence by adding your name to our call:

Comunicato di Slow Medicine


Pubblichiamo il comunicato stampa di Slow Medicine sulle ultime novità relative alla sanità italiana e agli interventi che si prospetterebbero.

Comunicato Stampa
SLOW MEDICINE, rete di professionisti e di cittadini che si riconosce in una Medicina Sobria, Rispettosa e Giusta (www.slowmedicine.it), ribadisce quanto già espresso in un suo precedente comunicato circa i contenuti dell’intesa dell’1/7/2015 della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano.
In primo luogo manifesta il proprio dissenso nei confronti dell’ennesima riduzione delle risorse per la sanità pubblica: la spesa pro capite per la sanità in Italia è inferiore a quella media dei paesi sviluppati, e i cittadini devono già affrontare di tasca propria molte spese, in particolare per la cura delle persone anziane e di quelle disabili.
Bisogna spendere meglio, non spendere meno, nella sanità italiana.

Appropriatezza e sanzioni per i medici


Comunicato stampa

Il direttivo di Slow Medicine ha emesso un nuovo comunicato stampa per ribadire il proprio dissenso riguardo all’applicazione di sanzioni economiche a carico dei medici come misura per promuovere l’appropriatezza prescrittiva. 
Slow Medicine difende i principi del progetto “Fare di più non significa fare meglio” e in particolare il coinvolgimento di professionisti e cittadini per scelte e decisioni consapevoli e condivise degli interventi di cura.

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DOCUMENTI E AUDIO 2° CONFERENZA NAZIONALE SOSTENIBILITA’ E SALUTE

Pubblichiamo in una apposita pagina, che potrete visualizzare anche attraverso il menu del sito della RSS, tutti i documenti presentati durante la 2° conferenza Nazionale Sostenibilità e Salute che si è tenuta a Torino il 13 giugno 2015.
Tutta la documentazione è liberamente scaricabile e utilizzabile con l’indicazione della fonte.
Nei prossimi giorni pubblicheremo anche i video dei singoli interventi.
PER RAGGIUNGERE LA PAGINA DEI DOCUMENTI CLICCARE QUI

L’Oms sta cambiando pelle ma serve un nuovo accordo sui finanziamenti

Si è conclusa a Ginevra la 68ma Assemblea mondiale della Sanità, con un’Organizzazione mondiale (Oms) visibilmente ammaccata e confusa da un lato, in via di trasformazione dall’altro. Il 2015 non è un anno qualunque, segna un tempo di demarcazione nell’ agenda per lo sviluppo globale. Si chiude quest’anno il ciclo degli obiettivi del millennio e si apre quello degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile, attraverso la tappa intermedia della conferenza di Addis Abeba sul finanziamento per lo sviluppo e poi l’Assemblea generale delle Nazioni unite, a inaugurare il nuovo round. Questo percorso emerge in lacerante contraddizione con il fallimento del Doha round, venti anni dopo l’entrata in scena dell’Organizzazione mondiale del Commercio, con il lascito passato e le proiezioni future di effetti negativi sull’agenda dei diritti e della sostenibilità. Il 2015, infine, è l’anno della conferenza di Parigi sul clima, tema che rimanda alla molto attesa enciclica di Papa Francesco.

Le sfide raccolte dall’Oms
Francamente non sembra di poter dire che l’assemblea dell’Oms sia stata all’altezza di questo passaggio. Scriveva alcuni mesi fa Richard Horton su The Lancet che il 2015 doveva rappresentare l’anno di ricostruzione dell’Oms, dopo la tardiva e inadeguata performance contro l’epidemia dell’Ebola, nel segno di un impegno pubblico di reinvestimento e di rilancio dell’agenzia. Il discorso di apertura della direttrice Margaret Chan ha siglato forse l’ultimo tornante della bruciante auto-critica dell’Oms rispetto all’inefficace gestione di Ebola, insieme alla promessa di un’accelerazione del processo di riforma dell’agenzia. E’ evidente che la crisi sanitaria abbia fornito il volano a diversi paesi per imprimere una spinta alla ristrutturazione dell’Oms. Il corroborante intervento dell’invitata speciale Angela Merkel, il suo appello a sostanziali cambiamenti organizzativi e al decisionismo manageriale in seno all’agenzia, lasciano intendere come il presidio dei paesi industrializzati stia definendo un netto indirizzo di marcia. Il virus dell’Ebola peraltro non è ancora stato sconfitto; solo il 24% dei fondi richiesti dall’Oms per il periodo Marzo-Dicembre 2015 è stato erogato finora.

Un fondo per la lotta all’emergenza Ebola
L’assemblea però ha lanciato il Fondo di 100 milioni di dollari che servirà a finanziare operazioni sul campo fino a tre mesi, con una netta accentuazione della vocazione emergenziale dell’Oms, e in linea con l’aspirazione a una capacità di intervento tecnico più riconoscibile. In quest’ottica devono interpretarsi le alleanze più strutturate con i grandi protagonisti dell’azione umanitaria (come Medici senza frontiere), e con l’industria farmaceutica per la ricerca e sviluppo di nuovi vaccini, farmaci e diagnostici.
Una ridefinizione così accentuata delle priorità anche di leadership sul versante dell’emergenza è comprensibile dopo il “bagno di vergogna” evocato dal Consiglio esecutivo di gennaio, ma non appare troppo rassicurante in un’ottica di sostenibilità sanitaria. Ben altre risorse sono da mettere in campo per prevenire possibili epidemie, è stato ribadito a più voci nel corso del dibattito tra i governi, ben altre politiche di rafforzamento dei sistemi di salute nei singoli paesi sono necessarie per superare lo stato di disuguaglianza sanitaria in cui versa il mondo. Un divario che continua a crescere, come la stessa OMS denuncia nel suo rapporto del 2015.

La carenza dei fondi strutturali
Ma non per questo i governi sembrano intenzionati a erogare più fondi strutturali. La dialettica avviata da Margaret Chan con la richiesta di incrementare del 5% i contributi obbligatori dei 194 stati membri ha avuto, ben oltre l’irrisoria percentuale, il rilievo storico di spezzare il muro di silenzio sul congelamento dei fondi all’organizzazione, una ricetta draconiana introdotta nei lontani anni ’80 in risposta ad una percepita politicizzazione dell’OMS, poi ulteriormente inasprita nel 1993. Che nel 2015 si sia discusso della crescita zero è forse la sola novità della 68ma assemblea. Peccato che la Chan abbia ricevuto un fuoco di fila di dinieghi sulla richiesta, i governi non ci stanno a investire di più in tempi di tagli alla spesa. Così la “mediazione” si chiude con l’approvazione di un incremento dell’8% dei contributi volontari, una decisione che lascia del tutto immutata l’incapacità dell’OMS di controllare il proprio budget, lasciando invece aperta la totale discrezionalità dei paesi a scegliere che cosa vogliono finanziare, e come. Niente di nuovo sotto il sole.

Il rapporto dell’Oms con gli attori «privati»
Nessuna conclusione, dopo frenetiche giornate di negoziato, neppure sull’altro contenzioso aperto, quello dell’interazione dell’Oms con gli attori non statali. Un capitolo della riforma che si trascina con diversi colpi di scena e molte divergenze fra gli stati membri, e che ruota intorno alla necessità di preservare l’autorevolezza della funzione normativa dell’Oms, nella chiara gestione del conflitto di interessi e della prevenzione dell’indebita influenza del settore privato sugli orientamenti regolatori dell’Oms. La società civile si è giocata il tutto e per tutto su questa partita, anche perché nel frattempo la presenza del corporate dentro l’Oms si sta facendo più intrusiva, nella totale assenza di regole del gioco chiare. Ne sa qualcosa l’Italia, che solo qualche mese fa annoverava nella propria delegazione ufficiale un rappresentante al soldo della Ferrero. Un caso studio di revolving doors ancora ampiamente discusso a Ginevra. Una circostanza che non depone benissimo per la salvaguardia del nostro diritto alla salute!

di Nicoletta Dentico (Vice-presidente, Osservatorio italiano sulla Salute globale)

Link articolo Sanità24: http://bit.ly/1QBDLIh

Master di I° livello – Anno Accademico 2015-2016 Sistemi Sanitari, Medicine Tradizionali e Non Convenzionali

Riceviamo e pubblichiamo questa iniziativa:

Master di I° livello – Anno Accademico 2015-2016
Sistemi Sanitari, Medicine Tradizionali e Non Convenzionali

Università di Milano-Bicocca Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale
Osservatorio e Metodi per la Salute OSMESA
In collaborazione con: Dipartimento di Chirurgia e Medicina Traslazionale Università di Milano-Bicocca-

Informazioni:
www.master-sistemisanitari-medicinenonconvenzionali.org osservatorioemetodiperlasalute@unimib.it Tel. +39 02.64487571 Fax. +39 02.64487561 IDipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale Via Bicocca degli Arcimboldi, 8 – 20126 Milano

Nascere in Sardegna o su Real TV

Lettera all’assessore all’Igiene, Sanità e Assistenza Sociale

 

Oristano 21 Marzo 2015

 

Alla cortese attenzione dell’Assessore all’Igiene, Sanità e Assistenza Sociale, Dottor Luigi Benedetto Arru

e p. c. – al MAMI Movimento Allattamento Materno Italiano

all’IBFAN International Baby Food Action Network

alla CIANB Coalizione Italiana per l’Alimentazione dei Neonati e dei Bambini

al Gruppo No Grazie Pago Io

 

Gentile Assessore Arru, siamo una rappresentanza delle  madri della Sardegna che, in occasione del Primo Raduno dei Gruppi di auto aiuto regionali, si sono riunite oggi qui a Oristano partendo da questa riflessione. “Chi più delle donne, delle madri di famiglia, si preoccupa e si occupa di mantenere in salute i propri cari? Chi, più di loro, è interessato a farlo nella maniera più informata, efficace, semplice ed economica? In Sardegna da molti anni diversi gruppi di madri cercano di riscoprire e tramandare i saperi autentici sulla maternità e di far riemergere le loro intrinseche potenzialità di dare alla luce, allattare e accudire i loro bambini. Sempre maggiori evidenze scientifiche mostrano il ruolo inalienabile delle madri nel tutelare la salute dei bambini e della comunità tutta, a breve e lungo termine”. E con questi obbiettivi: riconoscere il valore del mutuo aiuto, condividere le esperienze, rafforzare i legami.

 

Gentile Assessore Arru, come madri siamo consapevoli di quanto gli operatori sanitari abbiano a cuore la nostra salute e quella dei nostri figli e delle nostre figlie e li rispettiamo perché si prodigano quotidianamente per salvaguardarla e proteggerla. Nel  rendere partecipe Lei e la Regione Sardegna di questo nostro primo incontro regionale intendiamo cogliere l’occasione per comunicarLe una nostra preoccupazione. Tra qualche giorno si terrà a Cagliari il Convegno “Nascere in Sardegna” che ha il Patrocinio della Società Italiana di Neonatologia e dell’Azienda Ospedaliera Brotzu. É con perplessità che vediamo tra le aziende che supporteranno il Congresso varie ditte produttrici di alimenti per l’infanzia, seppure sotto la dicitura “non condizionante”. Abbiamo il timore che questo evento vìoli il Codice Internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno (Art.7.5 e Art.7.1) e le successive Risoluzioni dell’Assemblea Mondiale della Sanità (49.15, 58.32, 61.20).

 

Crediamo che questo momento storico abbia messo in evidenza i rischi che si possono correre quando si configura un conflitto di interesse in sanità. Non possiamo fare a meno di manifestare le nostre preoccupazioni sulle conseguenze che potrebbero avere i finanziamenti da parte di tali aziende ai congressi sulla salute infantile. Ci domandiamo in che modo e secondo quali indicatori si valuti il “non condizionamento” degli operatori e chi vigili perché le politiche di salute siano affrancate da tale condizionamento. Temiamo che queste  iniziative da parte di produttori di sostituti del latte materno abbiano ricadute negative sia sulla salute dei bambini per la riduzione delle percentuali e della durata degli allattamenti esclusivi (tassi che sino ad oggi la Sardegna non ha raccolto in maniera sistematica), sia sui bilanci delle famiglie per il ricorso a formule artificiali. Inoltre sappiamo che potrebbero comportare maggiori spese anche per il sistema sanitario e sociale per le conseguenze dei mancati allattamenti, anche relativamente alla salute di noi donne e dell’ambiente, oltre che a quella dei bambini.

 

Con questa nostra lettera chiediamo che l’Assessorato da Lei presieduto si faccia carico di vigilare sul rischio di conflitti d’ interesse nell’area della salute Materno Infantile e che attivi, nel modo da Lei identificato più idoneo, Percorsi di Protezione della Fisiologia della Nascita e dell’ Allattamento secondo le raccomandazioni dell’ OMS.

 

Fiduciose nella Sua considerazione, La salutano con cordialità,

(seguono 91 firme di mamme da tutta la Sardegna)

 

 

 

Lettere alla presidente della Federazione Nazionale dei Collegi delle Ostetriche (FNCO)

 

27 Marzo 2015

 

Gent.ma dott.ssa Maria Vicario,

 

Riceve questo scritto da parte di un coordinamento di gruppi di mamme che sostengono altre mamme nell’allattamento e nella maternità. Desideriamo esprimerle il nostro disappunto a proposito del prossimo programma dell’emittente Real Time, ‘Quando nasce una mamma’, una sorta di reality, sponsorizzato da una nota ditta produttrice di ciucci e biberon, che ha per protagoniste tre ostetriche nel loro accompagnare otto donne “nel duro ed entusiasmante periodo del post partum”. Nella pubblicità del reality, le immagini che accompagnano la descrizione delle professioniste le propongono serenamente ritratte con un bel biberon accostato ad uno smagliante sorriso.

 

Come donne e mamme alla pari, che si dedicano ad aiutare altre donne, non possiamo non provare una triste sensazione di tradimento ed abbandono. Non è forse l’ostetrica quella figura che dovrebbe accudire ed accompagnare amorevolmente una donna durante il periodo più bello e stravolgente della sua vita? Non dovrebbe, forse, essere quella delicata ma costante presenza che protegge ed accudisce la diade mamma-bambino e che trasmette alle donne l’antico sapere e l’ancestrale consapevolezza delle donne? Non dovrebbe essere prima professionista, tra tutte, a proteggere e promuovere il più intimo contatto di amore e nutrizione quale è l’allattamento? E infatti molte di noi conoscono ostetriche così, “angeli custodi” del periodo perinatale, preziose alleate di noi mamme.

 

Abbiamo appreso con gioia e senza stupore l’inserimento nel vostro codice deontologico del rispetto del Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno, e ora saremmo molto deluse nel non vedere una presa di posizione chiara nei confronti di questa trasmissione e delle sue protagoniste. Noi donne vi vogliamo fortemente al nostro fianco purché competenti, libere e non offuscate dal marketing.

 

Roberta Brucoli ed Erika Antoniazzi per il coordinamento gruppi mamme a sostegno dell’allattamento (seguono le firme di 39 gruppi di mamme da tutte le regioni d’Italia)

 

 

 

PS La presidente della FNCO aveva già accolto questa protesta, oltre a quella di numerosi gruppi di ostetriche, a cominciare da alcune docenti dell’Università Bicocca di Milano, ed aveva emanato pochi giorni prima un comunicato stampa di critica alla ditta produttrice della trasmissione (Chicco/Artsana) e di disapprovazione del comportamento delle tre ostetriche che hanno accettato di esserne le protagoniste. Questo il contenuto del comunicato stampa:

 

“La Federazione nazionale delle ostetriche (FNCO) sostiene il Codice internazionale per l’allattamento al seno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – Unicef ed è pronta ad avviare campagne di sensibilizzazione affinché in tutti i punti nascita, consultori e servizi alla maternità si promuova l’allattamento materno e sempre più donne vengano indirizzate e sostenute nell’allattare al seno, per un periodo che superi i primi 6 mesi e arrivi al primo anno di vita del neonato.”

 

“L’ostetrica/o promuove l’allattamento al seno e supporta il ruolo genitoriale, sostiene e diffonde la donazione volontaria del latte materno. L’ostetrica/o altresì aderisce al Codice Internazionale per la Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno, ne promuove il rispetto delle norme e s’impegna a denunciarne eventuali violazioni”.

 

La FNCO ricorda inoltre che gli operatori sanitari non devono accettare compensi o farsi promotori di alimenti per lattanti o di altri prodotti, come presidi e attrezzature per la loro preparazione e consumo, eccetto quando necessario nell’ambito di una valutazione professionale o ricerca a livello istituzionale e che la partecipazione al programma televisivo delle tre ostetriche, riprese con in mano prodotti del marchio sponsor, “lede l’immagine stessa della professione veicolando un messaggio sbagliato e violando palesemente il Codice Internazionale per la Commercializzazione dei Sostituti del Latte materno, elaborato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Unicef”.

 

“Anche i fabbricanti e distributori – ha sottolineato Vicario – devono aderire ai principi del Codice che è già stato violato più volte in passato dallo sponsor del programma televisivo”.

 

“La FNCO auspica che simili episodi non si abbiano più a verificare, nell’interesse della salute delle donne, dei bambini e della categoria tutta.

Pediatri del Friuli Venezia Giulia

Alcuni pediatri del Friuli Venezia Giulia hanno elaborato un manifesto per annunciare ai genitori dei loro assistiti l’impegno a proteggere la salute dei bambini evitando, per quanto possibile, interferenze commerciali. Al manifesto hanno aderito, finora, 32 pediatri. Alcuni l’hanno stampato ed esposto in sala d’attesa; altri ritengono, per il momento, di non esporlo, in attesa di fare, tra qualche mese, un primo bilancio di questa iniziative e, se necessario, di modificare il manifesto e l’iniziativa stessa. Ci sembra una proposta da incoraggiare e seguire con attenzione. Ecco il testo, molto breve, del manifesto.

 

Il tuo pediatra si impegna a:

  • non accettare sponsorizzazioni e regali da parte delle aziende che producono farmaci, vaccini e alimenti per bambini;
  • partecipare ad eventi formativi in modo indipendente e non condizionato da interessi commerciali;
  • porre attenzione alla presenza di conflitti di interesse con l’industria dei farmaci, dei vaccini e degli alimenti per bambini nella consultazione delle pubblicazioni scientifiche.

 

Sulla base di queste scelte il tuo pediatra si impegna a:

  • prescrivere farmaci utili in base alle prove scientifiche di efficacia;
  • utilizzare il farmaco meno costoso, il cosiddetto generico;
  • prescrivere solo accertamenti e consulenze utili;
  • sostenere l’allattamento al seno e l’alimentazione con i cibi di casa;
  • promuovere le vaccinazioni di provata efficacia e utilità.

 

Aprile 2015

EXPO 2015

Sarà utile? E se sì, a chi? Molti probabilmente si staranno facendo queste domande senza trovare, per il momento, risposte certe. Quello che sembra certo è che EXPO 2015 interessa ad alcune multinazionali del cibo e delle bevande, che hanno fatto a gara per diventare sponsor ufficiali sborsando, immaginiamo, fior di quattrini, con la certezza di ottenerne un buon ritorno in termini di immagine e, probabilmente, di profitti. Se no, perché spenderebbero tanti soldi? Eccovi una paio di considerazioni su questa faccenda; una esterna e una di un NoGrazie.

 

McDonald’s ad Expo 2015: come nominare Erode testimonial di Unicef

 

Dopo Nestlé, acqua ufficiale di Expo, dopo Coca Cola partner soft drink di Expo, ora sbarca alla “fiera del cibo” il simbolo stesso della cattiva alimentazione globalizzata, ovvero McDonald’s. Sarà presente con un ristorante da 300 posti. Il più grande ristorante di Expo, e con il progetto “Fattore futuro” a sostegno della filiera italiana.

 

Se la missione dichiarata dei dirigenti di EXPO e dei molti, più o meno dubbiosi, aderenti a questo evento è  “dare una risposta all’esigenza vitale di garantire cibo sano, sicuro, che non produca obesità e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del pianeta e dei suoi equilibri”, rendere oggi questa missione compatibile con la partnership di McDonald’s e Coca Cola è cosa per stomaci molto forti. Sarebbe come: “far diventare Erode testimonial d’onore di UNICEF”.

 

É sufficiente ricordare, a proposito dell’industria del fast food, che gran parte del mangime di soia utilizzato per far ingrassare alla velocità della luce i polli è, infatti, coltivato in Amazzonia attraverso la distruzione di rilevanti porzioni di quella foresta che resta il principale polmone del Pianeta, e che 1 Kg di carne e frattaglie tritate produce diversi Kg di anidride carbonica con un disastroso equilibrio fra rendimento alimentare ed inquinamento. Inoltre, non è certo un segreto il contributo che questo tipo di alimentazione fornisce all’obesità e all’ipertensione, patologie caratteristiche della nostra epoca.

 

Speriamo sinceramente di non essere rimasti soli ad indignarci delle continue manifestazioni d’imbroglio culturale che caratterizzano Expo, dell’uso spregiudicato del termine “sostenibilità” e del furto del linguaggio dei movimenti che lo contestano, mentre si fanno scelte che vanno in direzione opposta e contraria.

 

Sono tempi nei quali sembra non esistere più alcun tabù, ma noi vorremmo rivolgere ugualmente un appello alla riflessione a quanti, impegnati in prospettive alternative alla globalizzazione alimentare, hanno dato la loro adesione, seppure in forme diverse, al contenitore Expo, fornendole l’alibi di un impegno sociale per il bene comune del quale francamente si fatica a trovarne traccia.

 

Emilio Molinari e Vittorio Agnoletto, di Costituzione Beni Comuni, Milano, 11 marzo 2015

 

Coca-Cola ad Expo 2015

 

Lo sbiancamento di una coscienza sporca era tecnica usata già in tempi lontani, si parlava allora di sepolcri imbiancati. Oggi il lessico si è aggiornato e si parla di whitewashing, un processo molto usato dalle multinazionali per modificare in positivo la propria immagine di fronte ad un pubblico a volte critico, come ci ha ricordato un articolo di Adriano Cattaneo.(1)

 

Un recentissimo esempio di whitewashing è il Padiglione della Coca-Cola per l’Expo 2015 di Milano.(2) L’opera sarà donata al Comune al termine dell’esposizione ed avrà una seconda vita come spazio dedicato alle attività fisiche a beneficio della comunità locale. Giuseppe Sala, AD di Expo 2015, ha dichiarato che ”Il Padiglione descrive la cornice in cui l’azienda racconterà il proprio modello di sostenibilità, basato sulla promozione di stili di vita attivi e un’alimentazione equilibrata, l’innovazione di prodotto e delle confezioni e la protezione dell’ambiente.” Gli ha fatto eco Kim Alexander, General Manager Coca-Cola per Expo, che ha aggiunto: “il Padiglione rappresenta la ricerca di un equilibrio fra il bisogno di cibo dell’uomo e le risorse disponibili: Coca-Cola ha da sempre lavorato per creare comunità più forti, in salute e attive per la tutela ambientale, anche grazie al modello di cooperazione fra istituzioni, imprese private e società civile”.

 

Fermiamoci un attimo a riflettere: una bottiglietta di Coca-Cola da 250 ml contiene 27 grammi di zucchero, 2 grammi in più rispetto ai 25 consigliati dall’OMS; una lattina da 330 ml ne contiene ben 33 grammi, come mostra un video molto efficace apparso su Youtube.(3) L’OMSanità ha annunciato nel marzo scorso di voler cambiare le linee guida sulla quantità di zucchero da consumare ogni giorno. Si passerebbe dal 10% attuale (considerato rispetto al totale fabbisogno calorico) al 5%. Queste linee guida sono parte dell’impegno dell’OMS all’interno del Global Action Plan for NCDs 2013-2020, per aumentare l’attenzione sul diabete e sull’obesità e ridurre del 25% il carico di nascite premature dovute a queste ed altre malattie non trasmissibili entro il 2025.(4) Basta quindi una Coca-Cola per superare i limiti consigliati, il semel in die è già troppo. In una imbarazzante intervista del 2013 un giornalista della BBC chiede quanto zucchero c’è nella storica bevanda e il presidente della Coca Cola Europe James Quincey deve ammettere a malincuore che nel bicchiere maxi offerto nei fast-food di mezzo mondo di zucchero ne sono nascoste ben 44 bustine!(5)

 

Se riflettiamo sulla nostra appartenenza alla specie Homo sapiens (ma ci meritiamo questo nome?), apparso sulla terra 200mila anni fa, e al consumo di zucchero raffinato, esploso meno di un secolo fa, possiamo facilmente comprendere come il nostro organismo non abbia mai conosciuto una tale abbondanza e disponibilità a poco prezzo di questo componente oggi abituale della nostra dieta. Così ha fatto molto scalpore l’articolo apparso su Nature nel 2012, a firma Robert Lustig, dal titolo inequivocabile “The toxic truth about sugar”, dove si riassume la ‘verità tossica’ in tre punti:

  1. il legame evidente fra consumo di zucchero ed amento delle malattie non trasmissibili;
  2. gli effetti dello zucchero sul nostro organismo, simili a quelli dell’alcol;
  3. l’ampia liberalità nei consumi, per mancanza di regole, soprattutto nelle scuole.

Riguardo ai primi due punti, non si tratta semplicemente di assumere più calorie. Con lo zucchero si modificano profondamente le attività metaboliche, e si può arrivare fino al codice genetico attraverso legami fra il DNA e il fruttosio. Lo zucchero, come l’alcol ed il tabacco, arriva al cervello incoraggiando ulteriori consumi ed inducendo dipendenza attraverso modifiche dei mediatori della fame e della sazietà. Riducendo poi  i segnali dopaminergici ci può capitare di non saper più dire basta.(6)

 

A dicembre 2014 è entrato in vigore un nuovo regolamento europeo che ha cambiato il modo in cui riportiamo le informazioni sulle confezioni dei nostri prodotti e online. Ora sull’etichetta della Coca-Cola è scritta chiaramente la parola zucchero e la quantità per 100 ml, paria a 10,6 g: siamo tutti avvertiti.

 

Giovanni Peronato

 

1. http://www.saluteinternazionale.info/2013/12/bianco-che-piu-bianco-non-si-puo/

2. http://www.expo2015.org/it/presentato-il-padiglione-coca-cola–riciclabile-e-rinnovabile

3. http://www.youtube.com/watch?v=DgDWl4kytA0

4. http://www.who.int/mediacentre/news/releases/2015/sugar-guideline/en/

5. http://www.bbc.com/news/health-25132851

6. http://www.connectwell.biz/pdf/comment_truth_about_sugar.pdf