“Chiusura degli OPG:quale formazione per gli operatori” – Roma 26-27 novembre 2015


Psichiatria Democratica
Corso di aggiornamento accreditato ECM

“Chiusura degli OPG:quale formazione per gli operatori”
Roma, 26-27 novembre 2015

La comprensione e il trattamento della grave sofferenza mentale richiedono nuove offerte formative. Una
visione minimamente critica riconosce le profonde crisi disciplinari e l’insufficienza dei percorsi didatticimagg iormente diffusi (di base, di specializzazione, di aggiornamento).
Da anni il modello bio-medico risulta dominante nonostante le scarsissime evidenze (sia eziologiche che
terapeutiche) e questo dominio appare incomprensibile soprattutto di fronte alle situazioni di forte gravità e multiproblematiche come quelle che, in maniera paradigmatica, interessano i soggetti con sofferenza mentale che commettono reato. D’altro canto è un fatto che il campo della salute mentale è diventato sempre più residuale all’interno del Sistema Sanitario. L’aziendalizzazione ed i tagli lineari hanno spesso logorato non solo le concrete pratiche di cura e assistenza, ma la possibilità stessa di progettualità e di innovazione aprendo il fianco alle inevitabili semplificazioni operative e scientifiche.

Una gestione al ribasso dell’esistente che sempre di più produce insoddisfazione, disistima del proprio lavoro, burn out. Con notevole danno per tutti: pazienti, famiglie e operatori stessi.
Eppure una miriade di esperienze quotidiane dimostra che approcci maggiormente complessi possono essere
vincenti, che è possibile fronteggiare la grave sofierenza mentale e che sono sempre possibili percorsi di
autonomia e restituzione. E’ questa miniera di saperi che Psichiatria Democratica vuole far emergere e
valorizzare attraverso una specifica proposta formativa.
I percorsi formativi che proponiamo non sono pensati come modelli rigidi, ma come elementi di una concreta utopia, come un laboratorio, un cantiere in continuo movimento. Per Psichiatria Democratica formazione non è “colmare un vuoto”, ma è “dare forma alle pratiche”. Non c’è formazione separata dall’esperienza. Occorre, a nostro avviso, ripartire dall’analisi di ciò che accade nel quotidiano delle relazioni, dei contesti, dei poteri e provare a decifrare e trasmettere gli elementi cruciali che consentono di passare dalla semplice qualifica professionale alla ricchezza delle competenze agite nell’incontro con il disturbo psichico. Particolare rilevanza assumono in questa direzione: la valorizzazione del lavoro di squadra, l’empatia impastata con le capacità organizzative, l’enfasi sulla contrattualità sociale e sull’esercizio dei diritti come condizione di salute.
Il Corso rispecchia questo approccio sia dal punto di vista dell’impostazione e delle metodologie di
insegnamento (pluralità disciplinare dei Docenti, spazio al lavoro di gruppo ed alla concretezza di esperienze dirette) che da quello dei contenuti affrontati.
Gli argomenti saranno presentati in una prospettiva storica e sarà svolta una revisione critica sulla questione della chiusura degli opg che appare di significativa attualità non solo per gli obblighi imposti per legge.
Il tema sarà affrontato a partire dal nodo giuridico dei concetti di “imputabilità, non imputabilità e pericolosità sociale”, laddove il Codice Penale non modificato rende la situazione futura dei ‘rei folli’ incerta e gattopardesca. Un binario doppio: legislativo/sanitario che corre parallelo in modo incoerente. Con questa premessa gli esperti introducono concetti quali la “diagnosi di capacità di intendere e di volere”, arricchita con il contributo di giuristi e approfondita nell’ottica del collegamento tra diagnosi e istituzionalizzazione.
Verranno presentate le proposte operative, sulle quali PD insiste da tempo, per la definizione di protocolli operativi tra il sistema sanitario e il sistema giustizia.
Nella seconda giornata in particolare sarà focalizzata l’attenzione sul destino dei Dipartimenti di Salute Mentale. che, di fronte all’aumentare delle complessità dei mandati istituzionali e dei bisogni, sembrano apparire sempre più impoveriti e burocratizzati, concentrati sulle strutture (es. le REMS) piuttusto che sui percorsi di trattamento e sull’inclusione.
Il Corso, infine, vuole costituire un’occasione per valorizzare le competenze di ciascuna delle professionalità ed il loro modo di stare insieme, un tentativo di riannodare i fili delle pratiche e delle teorie, nella convinzione che solo questo può garantire un reale miglioramento complessivo della qualità dell’intervento in salute mentale.

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