Se l’idea di bruciare i grassi animali, in particolare di prima categoria, è pessima anche le iniziative di produzione di biodiesel da oli e grassi vegetali per produrre energia elettrica non è entusiasmante, viziata com’è dalla stessa logica di incentivazione “a pioggia” di fonti rinnovabili o presunte tali.
In questo caso vi è la normativa che fa contare “doppio” il contributo di combustibili ottenuti da rifiuti vegetali rispetto ad altri bioliquidi non da rifiuto.
La gestione degli oli e grassi vegetali di rifiuto (domestico e soprattutto dalle attività di ristorazione e dalla filiera alimentare) può trovare, anche nella produzione di combustibili (ma il riciclo può avvenire anche in altro modo), una logica e costituire un tassello di una gestione “rifiuti zero”. Dovrebbe essere nella sensibilità degli enti preposti alla pianificazione e alla organizzazione della gestione dei rifiuti e non lasciata alla libera inventiva del privato che tende a piegare e ad approfittare di ogni piega normativa per il proprio profitto.
Nel caso dell’impianto proposto dalla Green Oil a Mottalciata (Biella) vi è un bel mix tra sottoprodotti animali e oli vegetali, gli uni a “coprire” gli altri, in un bel minestrone dove a perdere sarà solo l’ambiente.
Nel caso specifico basti pensare al bilancio dei rifiuti : entrano 7.000 kg/g di rifiuti non pericolosi (olii e grassi vegetali) e ogni giorno devono trovare smaltimento 4.500 kg di acque contaminate da metanolo (ovvero rifiuti pericolosi). Si arriva poi ad affermare che si utilizzeranno sottoprodotti animali già trasformati in combustibile ma contestualmente si richiede l’autorizzazione per un impianto di trasformazione di sottoprodotti animali in combustibili ….
Di questo sono ben coscienti i cittadini di Mottalciata e non solo. Riproduciamo delle slide presentate a un incontro svoltosi a fine gennaio e un recente comunicato stampa sulla questione.
L’articolo … e non si scherzi neppure con gli oli vegetali ! sembra essere il primo su Medicina Democratica.