Prescrizioni politiche

Il gruppo Corporate Europe Observatory ha pubblicato un interessante rapporto sulle azioni di lobby dell’industria famaceutica in Europa, dal titolo Prescrizioni politiche.(1) Qui sotto trovate la traduzione del riassunto del rapporto, e due delle figure più interessanti. Il testo completo del rapporto è scaricabile da http://corporateeurope.org/sites/default/files/20150904_bigpharma_web.pdf.

 

L’industria farmaceutica, comprese le ditte, le associazioni e i lobbisti che impiegano, dichiarano di spendere circa 40 milioni di sterline l’anno in attività di lobby. Questa somma corrisponde a circa 15 volte ciò che spendono in lobby, per la salute pubblica e l’accesso ai farmaci, le associazioni che rappresentano la società civile e i consumatori. Sebbene quanto dichiarato attualmente dall’industria sia una spesa più realistica di quanto dichiarassero tre anni fa, la spesa reale potrebbe essere molto più elevata. E tuttavia, le 10 maggiori multinazionali del farmaco dichiarano ora 6 milioni di sterline in più rispetto al 2012, mentre le 8 associazioni sul commercio di farmaci più importanti in Europa dichiarano una spesa 7 volte maggiore. Inoltre, questa potente lobby ha avuto un impressionante numero di incontri con dipartimenti e funzionari della Commissione Europea. La più grande alleanza tra pubblico e privato nell’Unione Europea è quella con l’industria del farmaco. In aggiunta alle sue immense risorse e a questo considerevole accesso ai centri di potere, l’industria farmaceutica ha un poderoso arsenale di lobbisti. I suoi sforzi sono attualmente centrati nell’assicurare che vada a buon fine il trattato transatlantico di libero commercio (TTIP), per aumentare la possibilità futura di fare profitti, comprese le regole sui brevetti e la proprietà individuale e il prevenire la trasparenza dei dati sui trial clinici finanziati dall’industria stessa.

Framing

Negli studi sui mezzi di comunicazione di massa, in sociologia e psicologia, il termine framing si riferisce ad un processo inevitabile di influenza selettiva sulla percezione dei significati che un individuo attribuisce a parole o frasi o immagini (Wikipedia).

 

La percezione dei rischi e dei benefici, sia da parte dei medici che dei pazienti, è fortemente influenzata da come vengono presentati. Questo annuncio molto aggressivo apparso nel 2003 su riviste canadesi, fa leva sulla paura della morte (“preferisci che ti misurino il colesterolo o che ti facciano l’autopsia?”) per vendere più statine, Lipitor precisamente, anche se il nome del farmaco non viene menzionato. Un gruppo di dipendenti dell’OMS scrisse una lettera al Lancet protestando per un framing così violento.(1) A seguito di quella lettera, la pubblicità venne ritirata.

 

In quest’altro caso la scelta di una testimonial come Federica Pellegrini, induce a pensare che il cancro alla mammella sia un problema importante a questa età, quando invece fra i 20 e 29 anni la probabilità di sviluppare un tumore mammario è pari allo 0.05%. La scelta di una testimonial di 65 anni non avrebbe avuto lo stesso impatto emotivo.

 

Alla richiesta di informazioni sui rischi di un intervento sul cuore il chirurgo può rispondere che il 97% dei pazienti lo supera, oppure che il 3% dei pazienti muore. In termini statistici è lo stesso, ma nel secondo caso il framing è decisamente peggiorativo.

 

Sempre sfruttando la tecnica del framing sono apparse di recente queste immagini, sul sito web del farmaco (http://www.prolia.eu/) e su riviste mediche, per aumentare la consapevolezza delle fratture osteoporotiche e spingere all’uso di un farmaco. La didascalia iniziale parla di small fall (piccola caduta) come causa di frattura in un osso non ʻirrobustitoʼ dal farmaco in questione, ma le immagini in realtà si riferiscono a una caduta rovinosa, quasi un tuffo nel vuoto, dopo la quale una frattura sarebbe evento certo, indipendentemente da qualsiasi trattamento anti osteoporotico! Il framing consiste nell’indurre a pensare che l’uso del farmaco in questione possa evitare una frattura altrimenti certa.

 

 

Prolia/denosumab è un farmaco biologico, approvato come secondo impiego, che costa 600 € all’anno, contro i 140 € dellʼalendronato generico, farmaco di primo impiego. Nel settembre 2014, lʼAIFA ha pubblicato una Nota Informativa Importante richiamando l’attenzione su due reazioni avverse al denosumab, l’ipocalcemia e lʼosteonecrosi della mandibola/mascella osservate alle dosi in commercio del farmaco.(2) Prolia compare nella lista nera della rivista Préscrire dei farmaci da evitare in quanto presentano un bilancio rischi/benefici sfavorevole, tenuto conto che in molti casi esistono alternative altrettanto efficaci e più economiche.(3)

 

Come forse alcuni dei nostri lettori ricorderanno, sul Denosumab c’era stata una querelle fra alcuni NoGrazie e la rivista Il Salvagente, per una presentazione eccessivamente ʻbenevolaʼ del prodotto.(4)

 

Giovanni Peronato

 

1. Quick JD. Ensuring ethical drug promotion: whose responsibility? The Lancet 2003;362:747

2. http://www.ulss20.verona.it/data/29/Informazioni/InfoFarma_5_2014.pdf

3. http://sante-medecine.commentcamarche.net/faq/10453-liste-noire-de-la-revue-prescrire-des-medicaments-a-eviter#denosumab-prolia

4. www.nograzie.eu/wp-content/documents/Lettera%20il%20salvagente.pdf

A pharma payment a day keeps doc’s finances ok

ProPublica (http://www.propublica.org), un’organizzazione no-profit, che si occupa di giornalismo investigativo, ha provveduto a tracciare i pagamenti dell’industria ai medici sin dal 2010, dopo l’avvio del Sunshine Act. Nel 2014, ultimo anno del quale si conoscono i dati definitivi, 1.617 aziende farmaceutiche hanno effettuato 15.7 milioni di pagamenti per un totale di quasi 10 miliardi di dollari. Dei15.7 milioni di versamenti, quasi tutti (14.9 milioni) sono stati classificati sotto la voce “pagamenti generali”, cioè conferenze promozionali, pareri consultivi, cibo, bevande, viaggi e hotel.

 

Nel grafico, suddivisi per categoria, sono indicati i pagamenti che l’industria del farmaco ha effettuato nei riguardi dei medici statunitensi nel corso del 2014. Sono esclusi i fondi per la ricerca, la spesa per i campioni di farmaco gratuiti e per l’ECM. In testa sono le royalties che l’industria paga ai centri di ricerca che hanno ceduto produzione e commercializzazione di prodotti da essi ritrovati. Per il resto, se sommiamo le conferenze promozionali e pareri consultivi, arriviamo a 1 miliardo di $, mentre per l’intrattenimento (cibo e bevande, viaggi e soggiorni) sono stati elargiti oltre 400 milioni.

 

A questo proposito è stata condotta una ricerca sul numero di giornate all’anno in cui i singoli medici hanno ricevuto pagamenti, in genere per cibo e bevande. Un medico di famiglia del Maryland batte tutti i colleghi con 286 giorni di pagamenti all’anno, praticamente uno per ogni giornata lavorativa. Suddividendo per specialità invece sono in testa i reumatologi con 40 giorni di pagamenti all’anno, seguiti dagli endocrinologi e cardiologi interventisti.

 

Questi medici in genere prescrivono più frequentemente farmaci costosi e/o coperti da brevetto piuttosto che generici. Il dr A. Kesselheim, farmacologo ad Harvard, acceso sostenitore dei farmaci equivalenti, sostiene che questa è un’ulteriore prova del rapporto fra pagamenti dell’industria e scelte prescrittive.

 

Libera traduzione e adattamento di Giovanni Peronato

 

Tratto da http://www.propublica.org/article/a-pharma-payment-a-day-keeps-docs-finances-ok

L’appropriatezza secondo Slow Medicine


       
La posizione di Slow Medicine riguardo il decreto legge sull’appropriatezza prescrittiva.                                    

  Il Sole 24 Ore Sanità

 Quotidiano Sanità

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Slow Medicine e il decreto per limitare le prescrizioni inappropriate

Slow Medicine, movimento di professionisti e cittadini per una cura sobria rispettosa e giusta, ritiene che il Decreto Ministeriale “sull’appropriatezza prescrittiva” sia una buona occasione per affrontare un argomento di cui molti parlano ma che quasi mai viene affrontato in modo costruttivo. Slow Medicineha sempre richiamato l’attenzione dei professionisti su questo tema, troppo spesso condizionato dagli interessi del mercato, e ha sempre sollecitato i professionisti a farsi carico in prima persona del problema.